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Problematiche Adolescenziali
Problematiche Adolescenziali
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L’adolescenza è l’epoca in cui l’esperienza la si conquista a morsi. (J. London)

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adolescenza (dal latino “adolescere”=“crescere”), è la fase della vita in cui l’individuo conquista le abilità e le competenze necessarie ad assumersi le responsabilità relative al futuro stato di adulto e si conclude con l’avvento dell’adultità emergente. Questo periodo di transizione dallo stato di bambino a quello di giovane adulto prevede una costante evoluzione che spesso viene scambiata dall’esterno per instabilità e squilibrio. In questo momento della vita gli interrogativi e i dubbi su di sè, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che possono non costituire una patologia. Cambiamenti così rapidi sono caratteristici anche dell’infanzia, ma in adolescenza, il ragazzo/a sono spettatori consapevoli delle mutazioni che li riguardano e sono perciò impegnati in un difficile processo di attribuzione di senso a quello che sta loro accadendo. L’adolescente riesce a sorprenderci per le capacità di infastidire le nostre tendenze conservatrici, per le potenzialità di pensiero e di azione che si possono manifestare sotto forma di grande creatività, distruttività o piattezza.

Dietro ai sintomi sembra esserci anche una grande necessità di conoscere e capire: l’adolescente è affamato di verità.
Un fenomeno allarmante e attuale è quello dei cosiddetti “hikikomori”, termine con cui si descrive una sindrome che colpisce giovani e giovanissimi. Il significato della parola hikikomori, termine giapponese che deriva dal verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi), è “stare in disparte, isolarsi”. Questo termine nasce per definire un fenomeno caratterizzato principalmente da ritiro sociale, una volontaria reclusione dal mondo esterno, isolamento e rifiuto totale non solo per ogni forma di relazione, ma anche per la luce del sole.
Alla luce dei fenomeni descritti, i genitori possono trovarsi ad affrontare momenti in cui sono travolti dalla forza con la quale si manifestano certi atteggiamenti e spaventati dalla loro estraneità rispetto al comportamento del figlio per come lo avevano conosciuto fino a quel momento.

Questo può provocare sentimenti diversi (preoccupati, permissivi, tolleranti o repressivi), conseguenti all’onda d’urto provocata dalle emozioni portate in campo dal ragazzo/a. Questi momenti si alternano ad altri in cui sembra che torni la serenità, momenti durante i quali si può trovare anche lo spazio per pensare a “cosa possa essere successo e perché”. Spesso in queste situazioni può nascere nella mente del genitore l’esigenza di avere qualcuno con cui confrontarsi e capire con quali strumenti, quando presumibilmente i problemi si ripresenteranno, potrebbe aiutare più efficacemente il figlio/a ad affrontare le difficoltà che provocano sofferenza e disequilibrio. Lo psicologo, in base alle peculiarità del caso, può ritenere utile un lavoro individuale con l’adolescente o consigliare una serie di incontri cui partecipano solo i genitori, oppure coordinare i due interventi, al fine di aiutare il nucleo a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.