Via Pirandello,18 - 22071 Cadorago (CO)

Hikikomori fra Giovanissimi e adulti.

Il volontario rifiuto della società.
barattolo-rid

Hikikomori fra Giovanissimi e adulti.

Il volontario rifiuto della società.

Dopo fenomeni stranieri sbarcati in Italia con grande scalpore, come la perversa gara della Blue Whale, sono recenti i casi di giovani italiani che decidono di ritirarsi in casa e chiudere ogni rapporto con il mondo esterno. Ma la pandemia da Covid-19, l’abitudine a vedere ricostruito in una stanza il nostro piccolo mondo (in cui, grazie agli ordini online con consegna in 24/48h, tutto è a portata di mano) uniti al rischio di percepirsi come trascurati (sovrappeso, perdita del tono muscolare, scarsa frequentazione dell’estetista…), hanno fatto sì che il “fenomeno Hikikomori” non sia più un comportamento prettamente adolescenziale, ma inizi a manifestarsi come comportamento di autoisolamento anche fra i giovani adulti.La parola Hikikomori, nata in Giappone già negli anni ’80, deriva dal verbo hikikomorou che può equivalere a “ritirare sé stessi in un posto chiuso”/“ritirarsi in sé stessi”. Ed è proprio questo il cuore dell’Hikikomori: una scelta, una decisione consapevole di ritirarsi dalla società e da tutti gli obblighi che essa impone; l’interruzione volontaria dei rapporti con altri esseri umani per un periodo che va da mesi ad anni.
Per quanto l’idea dell’eliminazione degli obblighi socialitramite un semplice ritiro fisico in una stanza, riconduca ad una sorta di “Pensiero Magico” (fenomeno tipico del bambino che ritiene sé stesso e il suo pensiero in grado di modificare e influenzare il corso degli eventi e il comportamento delle altre persone), non è insolito incontrare strategie difensive che portando anche persone di età adulta a “mettere la testa sotto la sabbia” pur di evitare ansia e stress. Il ritiro sociale può quindi assumere le vesti di una risposta disfunzionale all’ansia che può sopraffare l’individuo non più abituato a stare in relazione (con amici, parenti,…).
Come riconoscere un fenomeno Hikikomori?
Le seguenti caratteristiche sono discriminanti per ipotizzare la presenza di Hikikomori:

  • Uno stile di vita centrato sulla casa (soprattutto su una stanza in particolare).
  • Mancanza di interessi per la scuola, il lavoro, le uscite con i coeanei.
  • Almeno 6 mesi di durata.
  • Sono escluse le persone che nonostante siano ritirate continuano a mantenere relazioni sociali.

Il dibattito ad oggi più acceso circa l’Hikikomori è incenrato proprio sull’ultimo dei punti: patologia o espressione culturale di un malessere? Ma la discussione è tuttora aperta.
Ad oggi è però possibile identificare alcuni fattori di rischio che contribuiscono all’Hikikomori:
una specifica forma di ansia verso l’entrata o la gestione del sé, in una società caratterizzata da alti livelli di competitività, dove il debole è etichettato come perdente e in qualche modo (concreto o simbolico) rigettato dalla società stessa. Piuttosto che assumersi il rischio di non trovare un proprio posto le persone con Hikikomori preferiscono evitare un potenziale fallimento ritirandosi in casa. Si viene così a creare uno stato che in psicologia è denominato helplessness, cioè una mancanza di autoefficacia e di fiducia nella possibilità di ricevere un aiuto esterno; mancanza di fiducia che, a sua volta, rinforza il ritiro sociale.
Un altro fattore chiave sia l’essere stati vittima di bullismo durante il periodo scolastico. Subire del bullismo aumenta la sensazione di non avere gli strumenti per difendersi da una società aggressiva e competitiva.

“Vivere tra la gente è sentirsi foglia sbattuta. Viene il bisogno d’isolarsi, di sfuggire al determinismo di tutte quelle palle da biliardo.”(C. Pavese)

L’Hikikomori sente di non possedere le abilità comunicative per affermare sé stesso nella società e, al contempo, percepisce le pressioni sociali a costruirsi un futuro. La conseguenza di questo dilemma è la perdita di spinta verso gli aspetti relazionali e il ritiro in un porto sicuro come la propria stanza.

SH_fiammiferi-rid
testevuote
Infine

un ultimo fattore preso in considerazione dagli studi sull’Hikikomori è il rapporto con le nuove tecnologie. Secondo alcuni ricercatori, le nuove tecnologie potrebbero rinforzare il ritiro sociale in quanto offrirebbero mondi virtuali lineari e comprensibili agli occhi dell’utente. Le regole in questi mondi sono chiare, le ricompense esplicite, verosimili e, soprattutto, facilmente raggiungibili.
Nel mondo reale, al contrario, gli obiettivi sono più sfumati, le regole complesse e la frustrazione dei propri obiettivi molto probabile. Per sopravvivere è richiesta flessibilità e coraggio di esporsi al fallimento e alla vergogna. Il problema, presente anche quando si parla di trattamento, risiede quindi nella ego-sintonicità del ritiro sociale: si ha una perdita di motivazione nell’affrontare un mondo complesso con regole in continuo mutamento e per cui non esiste manuale di istruzioni. È comunque necessario sottolineare che il legame tra Hikikomori e internet è ancora da chiarire.Non sono emerse correlazioni tra uso del computer e l’insorgenza di Hikikomori. Tuttavia, la rapida evoluzione dei dispositivi di comunicazione sembra poter contribuire in una certa misura al mantenimento del ritiro sociale così come associarsi ad un insieme di altre patologie (Dipendenza da internet, Dipendenza da social network, Dipendenza da gioco).

E, tuttavia, le nuove tecnologie e più in generale il web, non devono essere demonizzate in quanto esse risultano un’importante risorsa per tentare un primo contatto con queste persone.
Le difficoltà di definizione del fenomeno non hanno permesso di strutturare protocolli di intervento universalmente riconosciuti. In Giappone il Ministero della Salute ha sviluppato alcune linee guida che prevedono quattro fasi per il trattamento dell’Hikikomori:

1
Supportare la famiglia e ottenere un contatto con il soggetto in questione;
2
Offrire supporto individuale all’individuo affetto da ritiro sociale;
3
Includere il paziente in un gruppo terapeutico al fine di sviluppare le abilità sociali;
4
Esercitare le abilità acquisite in situazioni reali.

Trattamento dell’Hikikomori

S

e la presa in carico della famiglia diviene un passo imprescindibile per il trattamento dell’Hikikomori, sul versante dell’intervento sul singolo è stato riscontrato una certa inefficacia delle sole terapie farmacologiche. Per quanto riguarda gli interventi psicoterapeutici, data la somiglianza fenomenologica tra Hikikomori e Disturbo d’Ansia Sociale, interventi di gruppo a carattere esperienzale, uniti ad un approccio integrato sembrano dare i migliori risultati. Interventi comportamentali per esempio basano la loro efficacia su tecniche di progressiva esposizione

alle situazioni considerate minacciose dalla persona con Hikikomori.
Quale che sia la tecnica specifica utilizzata, il gruppo è utilizzato come luogo sicuro in cui esercitare e migliorare le proprie abilità sociali, spesso arrugginite dal lungo periodo di inattività, ricevendo accettazione e sostegno incondizionato. Come detto, però, il primo e più difficile passo resta quello di riuscire a instaurare un primo contatto con il giovane, a tal fine possono essere utilizzate le nuove tecnologie come le e-mail, Facebook e Skype.

seduta